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Censura Anime

Ultimo Aggiornamento: 27/02/2009 12:39
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Sesso: Femminile
Prezzemolino Perditempo
27/02/2009 12:39
 
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come è nata la censura degli anime giapponesi in Italia
Ogni volta che visito un forum di appassionati di anime non posso che notare le loro continue disapprovazioni delle versioni in italiano degli anime, e ogni volta che si annuncia un nuovo titolo come nuova proposta in un palinsesto televisivo prolifica la rassegnazione verso un prodotto di sicuro non soddisfacente: censure, il termine è censure, video audio in tutte le forme... Chi non conosce il mondo degli anime non può rendersene conto, mi è capitato di ascoltare persone che alla visione di Naruto su Italia Uno commentano di non lo trovarlo interessante e a volte confusionario... bhè anch'io ma l'originale non è così, il Naruto su Italia Uno non è lo stesso prodotto del Naruto su TV Tokyo...

Della mia generazione sono rimasti ancora gli appassionati degli anime e quelli ancor più grandi di me hanno mosso una battaglia per la libera visione di questi prodotti giapponesi che in Italia sono da sempre stati censurati e non hanno avuto ben pochi problemi

Di seguito riporto la storia della censura verso gli anime nata in Italia cosicché le giovani generazioni possano capire il perchè si trovano in questa realtà:


Tutto è iniziato alle 18:45 di un martedì su l'allora Rete 2, quando per la prima volta compare su un teleschermo italiano una serie robotica giapponese a cartoni animati: si tratta di "Atlas Ufo Robot" italianizzazione del serial di Go Nagai "Grendizer" poi più noto come "Goldrake". Prima di lui ci sono stati altri anime in TV: nel maggio del 1976 il Primo Canale aveva già trasmesso la coproduzione austro-tedesco-nipponica "Vicky il vichingo". Dopo una pausa di due anni, due mesi prima di "Atlas Ufo Robot" era stato trasmesso sempre sul secondo canale "Heidi" ("Alps no Shojo Haidi"). Ma Vicky e Heidi dal soggetto, ambientazioni e temi molto europei, non ebbero il risalto mediatico che invece ottenne il più esplosivo "Grendizer"/"Goldrake": fu una vera e propria macchina per fare audience, tanto in Italia quanto in Francia. I giovani furono calamitati da questa novità e in brevissimo tempo esplose la Glodrake-mania: merchandising, le sigle dei cartoni animati divennero Hit e persino i giochi per i bambini (allora ancora si giocava per strada tra i parchi) ne furono modificati. In Francia Antenne 2 raggiunse il fantascientifico share del 100% grazie a "Goldorak" ("Goldrake" in Italiano) e per il Natale del '78 i genitori furono addirittura costretti a ricorrere al mercato nero per assicurare ai figli giocattoli legati al robottone giapponese, poiché la domanda superò igni aspettativa vuotando i magazzini. I ragazzini si immedesimavano nel protagonista, Actarus, e le ragazzine se ne innamoravano.

C'era qualcosa di male in tutto questo? con tutta probabilità no, però qualcuno cercò di trovarcelo a tutti i costi. Tanto da noi quanto in Francia la paura del nuovo galvanizzò opinionisti e sociologi, pedagoghi e giornalisti, facendo in breve fioccare una pletora di articoli e studi "scientifici" che immancabilmente finivano per collegare la trasmissione di questo programma per ragazzi a tutte le nefandezze del mondo di allora.

Se la Francia di distinse per la produzione di saggi accademici, fu l'Italia che toccò il fondo e ne giro di pochi mesi fu nientemeno che un parlamentare indipendente di sinistra - Silverio Corvisieri - a dar fuoco alle polveri dalle pagine de "la Repubblica".

Corvisieri - classe 1938 - era allora militante dell'estrema sinistra. Comunista di Democrazia Proletaria, ex Avanguardia Operaia, redattore de "L'Unità", deputato e membro della commissione di Vigilanza Rai. Si scaglio con un articolo dai toni apocalittici contro la "degenerazione" della TV italiana, di cui Goldrake era il prototipo. L'articolo infatti si intitolava "Un ministero per Goldrake" e apparve si "La Repubbica" il 7 gennaio del 1979. Corvisieri aveva così sfogato la sua frustrazione per essere rimasto inascoltato in Commissione e alla Camera dai suoi colleghi, forse troppo occupati da altre questioni all'ordine del giorno in quell'inverno del 1978-'79: le Brigate rosse che ammazzavano a destra e a manca, la crisi del petrolio. Il vulnus denunciato da Corvisieri era nel generico disimpegno qualunquista della nostra televisione di Stato, ma che con un cartone come "Goldrake" aveva passato il segno. Infatti "Goldrake" aveva la pretesa di voler trattare aspetti come la difesa della pace, la lotta fra il bene e il male e l'eroismo guerriero con toni che a Corvisieri proprio non andavano giù:<<Goldrake deve sempre affrontare qualche nemico spaziale estremamente malvagio [...] Si celebra dai teleschermi, con molta efficacia spettacolare, l'orgia della violenza annientatrice, il culto della delega al grande combattente, la religione delle macchine elettroniche, il rifiuto viscerale del "diverso" [...]. In quale modo il genitore può fronteggiare con i poveri mezzi delle sue parole la furia di Goldrake?>>.

Poco tempo dopo fu l'ex compagna di Palmiro Togliatti e futura Presidente della Camera, la deputata comunista Nilde Iotti (che già negli anni Cinquanta aveva visto il male assoluto nei fumetti) ad etichettare come <<fascisti>> i cartoni giapponesi, chiudendo il cerchio e suggellando quello che Corvisieri aveva fatto solo intravedere fra le righe. Goldrake era <<antidemocratico e violentissimo>>, come Corvisieri avrebbe pervicacemente confermato in un'intervista a "Kappa Magazine" venti anni dopo.

Terminata il 6 gennaio 1980 a Goldrake successe Mazinga Z, non ebbe un grande successo come il primo ma la proiezione sul primo canale ebbe abbastanza visibilità per movimentare un gruppo di genitori di Imola che nell'aprile del 1980 lanciarono una vera e propria crociata: con 600 e rotte firme chiesero agli allora Ministri delle Poste e delle Telecomunicazioni e della Pubblica Istruzione, alla Rai e al'ANSA, di interrompere le trasmissioni dei cartoni animati giapponesi in televisione. I cartoni giapponesi erano <<guerrafondai>> lanciavano un messaggio <<diseducativo>> nel quale la scienza era al <<servizio della distruzione>>. Naturalmente, che il messaggio fondamentale delle serie robotiche dell'epoca fosse esattamente l'opposto, poco importava.
E c'era chi ai benpensanti teneva bordone sulla stampa nazionale, principalmente di sinistra (con la parziale e lodevole eccezione di "Lotta Continua" che invece titolò <<Bambini tenete duro che arriva Goldrake contro i genitori babbalei>>): "Il Resto del Carlino" titolava <<Topolino è una lettura sana ma Goldrake è il diavolo>>; scandalizzata "L'Unità" il 13 aprile si domandava <<Goldrake contro i bambini?>> e "Oggi" soffia sul fuoco con il suo <<Questo Mazinga robotizza i nostri ragazzi>>. I genitori-crociati non ebbero difficoltà a far passare il loro messaggio.

Nascevano allora tutti gli stereotipi, alimentati dal pregiudizio razzista contro il Giappone: un mondo disumano e meccanizzato, dove persino i cartoni non sono disegnati a mano ma col computer (un falso), dove tutti sono orfanelli e di piangono addosso e ciliegina sulla torta <<sono stati traumatizzati da Hiroshima>>.

La psicosi fu tale che cartoni apertamente pacifisti furono tacciati di essere guerrafondai e fascistoidi. L'apparente suddivisione elementare fra buoni e cattivi fu equivocata per <<paura del diverso>> e <<razzismo>>, ignorando totalmente che in Goldrake c'era una visione adulta, complessa, tormentata e quasi revisionista dei vilains. Paradossalmente, proprio in quei mesi faceva la sua (breve) comparsa in Rai la serie "Capitan Harlok" ("Uchuu kaizoku Kyaputen Harroku") nella quale le scene più politicamente esplicite vennero censurate per l'edizione italiana.

Ma il peggio doveva ancora avvenire...

il 13 agosto 1980 su "Oggi" un editoriale di Nantas Salvaggio -classe 1928- titolava tutta pagina <<Goldrake ammazza dal video, nessuno ci prova a fermarlo>>. Si trattava di una forzatura basata su un vero fatto di cronaca. Salvalaggio raccontò di un bambino di dodici anni impiccatosi con un corda del goffo tentativo di imitare i voli di Goldrake. Il fanciullo <<ipnotizzato dal satanasso giapponese>> non aveva saputo distinguere fra realtà e fantasia, e si era ucciso. Il pezzo terminava con un immaginario colloquio con un parlamentare democristiano, dipinto come un distratto mammone, incapace di prendere la giusta decisione di censurare quegli errori giapponesi. La leggenda del bambino morto per imitare i cartoni animati in realtà si basava su una reale tragedia di un ragazzino davvero deceduto per gioco. Ma la meccanica era stata diversa: la piccola vittima era rimasta soffocata da una maschera di stoffa e fil di ferro che si era fabbricata da solo. Troppo poco impressionante al pubblico."

Nulla poté impedire "la censura imposta dalle associazioni genitori a Rai a Fininvest. Nella TV di Stato i cartoni giapponesi scomparvero pressoché del tutto. Poi nel 1990 arrivo la legge Mammì che vietava la pubblicità nei cartoni animati e faceva chiudere le TV locali. Le serie giapponesi divennero economicamente non convenienti e furono sostituite dai telefilm adolescenziali made in USA.



Testo tratto da l'articolo "Savonarola contro Goldrake" di Emanuele Mastrangelo pubblicato sul numero 39 del mensile "Storia in Rete"
Spero vogliate commentare, sarebbe interessante sapere cosa ne pensate [SM=g1687134]




[Modificato da Luna.11 27/02/2009 13:08]


non figlio del Sole come gli uomini, non figlio della Terra come le donne, ma figlio della Luna, che della natura di entrambi partecipa


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